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      Non è forse la più aspra tortura sentire nella ricchezza, ciò che ci manca? Il tintinnio della campanella, l'odore di quei tigli, mi stringono il cuore come se io fossi in chiesa oppure già nella tomba. Il volere dell'Onnipotente si fa strada anche su questi sabbioni: ho un bel farmi animo, la campanella manda un suono ed io sono subito in preda ad una forte rabbia.
      MEFISTOFELE. È affatto naturale che un fastidio mortale avveleni la tua vita. Chi lo potrebbe negare? A qualunque orecchio delicato, il rintocco delle campane è noioso e ripugnante. È quel maledetto din don din dirin don, che agita sempre la serena atmosfera della sera, si frappone ad ogni accidente, dalla prima abluzione fino alla sepoltura, come se fra din e don tutta quanta la vita non fosse che un sogno vano ed inutile.
      FAUST. La resistenza, la testardaggine, amareggiano la più ricca possessione; è solo per tuo danno e per la tua tortura che lavori a metterti sulla strada della giustizia.
      MEFISTOFELE. E ciò ti dà fastidio? Fra tutti i tuoi progetti non vi è forse anche quello di stabilire delle colonie?
      FAUST. Va, dunque, e procura di farli sgombrare! Tu sai qual bel poderetto io abbia destinato a quella vecchia coppia.
      MEFISTOFELE. Si levano via di qui, si posano laggiù; e prima che abbiano potuto voltarsi indietro, essi sono al loro posto. La violenza che sarà loro fatta sarà dimenticata di fronte alla bellezza della loro nuova abitazione. (Manda un fischio forte ed acuto. I tre si avanzano.)
      MEFISTOFELE. Prendete gli ordini del padrone, e domani vi sarà festa navale.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Onnipotente Manda