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      E l'uomo resta triste e spaventato... la porta stride sui cardini, e nessuno comparisce. (Spaventato.) Olà c'è qualcheduno?
      L'AFFANNO. Precisamente.
      FAUST. E chi sei tu?
      L'AFFANNO. Sono io.
      FAUST. Va via di qui!
      L'AFFANNO. Devo rimaner qui.
      FAUST (sdegnato sulle prime, indi comprimendo la bile). Rimani dunque, ma procura che io non oda proferire una sola parola di magia.
      L'AFFANNO. Se l'orecchio non sente la mia voce, io parlo sommesso, sommesso al pensiero; e cangiando spesso forma dimostro quanto sia grande il mio potere. Cupo e pallido io vengo ad ogni istante senza essere invitato e sto al vostro fianco; e nel giorno stesso in cui l'uomo mi ha maledetto, lo vedo pure a vezzeggiarmi. Non conosci tu ancora l'affanno?
      FAUST. Io percorsi il mondo intero, soddisfacendo i miei tanti desideri; tutto quanto mi sembrò inutile al bisogno della mia vita fu da me respinto e disprezzato; lasciando sfuggirmi di mano tutto ciò che non fui capace di trattenere. Il desiderio, l'azione, poi ancora il desiderio, ecco quale era la mia vita, ahi lasso! Allora essa era florida, maschia, possente ed attiva, ed ora invece essa è pigra, pensosa ed incapace di soddisfare i suoi mille desiderii. - Io conosco tutta la terra, e so pure che i miei rimpianti avranno un fine coll'estremo orizzonte. Folle è colui che cerca la luce colle ciglia offese, colui che si tormenta e sogna il suo simile oltre le nubi, oltre il sole! Insensato! volga egli lo sguardo intorno e si fermi; la terra non è mai muta per il saggio.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Spaventato