Ed io per qual destino sono congiunto alla vostra misera schiera? O Amore, non ti giurai io forse un odio implacabile? Quel tuo sguardo svenevole non è forse per me un atroce supplizio? Quale incognita dolcezza invade ora l'animo mio! Da che cosa proviene il piacere che provo, guardando il nobile aspetto, il volto, le venuste e candide membra di questi garzoncelli dai capelli d'oro? Perché non saprebbe ora il mio labbro proferire una bestemmia? - Ma se oggi sono così fatto ludibrio dell'arte magica, chi dunque sarà più pazzo in avvenire? Non importa; sono troppo belli quei bricconi che ho odiato finora! (Agli angeli.) O miei vaghi giovani, non vi spiaccia rispondermi. Ditemi, non siete voi pure della razza di Lucifero? or via! venite più vicino, più vicino ancora, perché io voglio stringere fra le braccia voi così freschi e belli. Al diletto che provo nel solo vedervi mi sembra di aver già vissuto in vostra compagnia! Più il mio occhio vi contempla e più esso vi trova amabili, aggraziati, teneri e seducenti, e le polpute e morbide vostre forme io ammiro e vagheggio sempre più: e più le mie ardenti vene divampano dei segreti desiderii del gatto che va in amore. Di grazia! avvicinatevi e volgete verso di me uno sguardo almeno dei vostri vividi occhietti! (Gli angeli si sparpagliano da ogni parte nell'aria.)
GLI ANGELI.
Or come va, che tu ci chiami, e poi
Fuggi il nostro drappel che ti circonda,
E vieppiù ti si accosta? Or sta, se puoi!
(Gli angeli si avvicinano occupando tutto quanto lo spazio.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Amore Lucifero
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