Da ciò quella tendenza alle ipotesi, alle teorie, alle terminologie, ai sistemi, che noi non sapremmo biasimare, perchè è una conseguenza necessaria della nostra organizzazione.
Se è vero che, per un lato, una osservazione, uno sperimento, devono sempre essere considerati come isolati, e che, per un altro lato, la mente umana tende irresistibilmente a raccostare tutti i fatti esterni che arriva a conoscere, si comprenderà facilmente quanto sia pericoloso il voler collegare uno sperimento isolato con una idea già affermata, il voler stabilire per via di sperimenti isolati un rapporto il quale, lungi dall'essere puramente materiale, è il prodotto anticipato della forza creatrice della intelligenza. Soventissimo avviene che lavori di tal fatta producano teorie e sistemi che fanno un grandissimo onore alla sagacia dei loro autori. Queste teorie, adottate con entusiasmo, hanno un regno il quale sovente dura troppo a lungo, ed esse traggono o incagliano i progressi della mente umana ai quali, per altri rispetti, sarebbero state giovevoli.
Aggiungiamo che una mente forte fa prova di una abilità tanto maggiore, quanto è minore il numero dei dati. Allora essa li domina, non ne sceglie che taluni i quali le piacciono, sa disporre gli altri in modo che non sembrino contradditorii, e confonde, ed allaccia talmente quelli che sono decisamente contrari, che finisce per metterli in disparte. Allora quel complesso non è più una repubblica nella quale ogni cittadino opera liberamente, ma è una corte dove regna l'arbitrio di un despota.
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