XIX.ª, XX.ª, XXI.ª XXII.ª, e XXIII.ª).
Il modo di terminazione dei prolungamenti protoplasmatici, anche quì corrisponde alla legge generale; vale a dire, dopo aver attraversato tutto lo strato grigio al quale appartengono, si mettono in rapporto colle cellule connettive, che in grandissima quantità, e formando quasi uno strato limitante continuo, là si riscontrano; queste cellule connettive poi, alla lor volta sono in rapporto intimo colle pareti dei vasi che là decorrono, la qual connessione accade o perchè vi si inseriscono mediante robusti prolungamenti, o perchè vi sono direttamente applicate, e così esse contribuiscono a mantenere la divisione tra questo strato e quello contrapposto.
Il contegno ora descritto dei prolungamenti protoplasmatici è quì tanto più significativo, in quanto che mancando assolutamente nello strato in questione le fibre nervose, viene ad essere escluso ogni sospetto, che tra queste ed i prolungamenti protoplasmatici, per avventura esistano gli intimi rapporti di derivazione che tuttora si vogliono ammettere da molti istologi.
Il modo di comportarsi del prolungamento nervoso delle cellule della fascia dentata offre uno speciale interesse, perchè rappresenta quanto di più preciso e di dettagliato ora si conosca intorno ai rapporti, che nel cervello esistono tra cellule e fibre nervose. Anzi in proposito amo richiamare in modo speciale l'attenzione sulle mie tavole (Veggansi specialmente le Tav. XX.ª, XXIIª e XXIII.ª), perchè nel mentre esse riproducono con tutta esattezza il modo con cui un fascio di fibre nervose di una parte del cervello si mette in rapporto con una categoria di cellule delle parti medesime (e noto fin d'ora che identici rapporti ho potuto verificare anche nell'uomo, oltrechè nel cane, gatto, vitello ecc), verosimilmente esse in pari tempo rappresentano lo schema generale del modo di connessione di una delle due o tre categorie di fibre nervose che possiamo ammettere nel cervello.
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Veggansi Tav
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