La soluzione di nitrato d'argento che abitualmente io adopero è al 0,75%; noto però subito non essere in alcun modo indispensabile per la riuscita della reazione attenersi rigorosamente a quella formola. Soluzioni un po' più od un po' meno concentrate non modificano sensibilmente i risultati. In proposito aggiungerò soltanto che le soluzioni un po' meno concentrate (0,50 p. %) sembrano alquanto più adatte (danno cioè reazioni più fine, sebbene limitate a pochi elementi), quando i pezzi non hanno ancora raggiunto il perfetto indurimento, mentre invece soluzioni un po' più concentrate (fino all'1%) sembra che meglio s'adattino allorchè si tratta di pezzi nei quali l'indurimento è, per avventura, un po' troppo avanzato.
La quantità della soluzione di nitrato d'argento da adoperarsi deve variare a seconda del numero e volume dei pezzi che vi si vogliono immergere, deve però sempre essere relativamente abbondante. Per due o tre pezzetti del volume accennato (un centim. cubo), in media io adopero circa mezzo bicchiere del liquido.
Nell'istante in cui i pezzetti vengono passati dal bicromato nella soluzione di nitrato d'argento, in quest'ultima accade un abbondante precipitato giallognolo di cromato d'argento. Ora si comprende come la formazione di tale precipitato vada a spese della titolazione del liquido, giacchè coll'istantanea formazione del composto insolubile, una parte più o meno considerevole del sale d'argento sciolto viene neutralizzata. Ciò naturalmente muta i rapporti, anche osmotici, fra il liquido che deve penetrare nello spessore dei pezzi e le parti interne, elementi, dei pezzi medesimi.
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