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      IL BURLONEI.
     
      Il redattore capo della «Gazzetta di N... ...» correva nervosamente su e giù per la vasta sala della redazione. Teneva un numero della gazzetta in mano, allora uscito dal torchio, e l'agitava furiosamente, gridando e bestemmiando a scatti. Il redattore era un omiciattolo dal volto angoloso, magro, ornato d'una barbetta nera e di un paio d'occhiali d'oro. Sbatteva i piedi con forza sul tavolato della stanza, sgambettando e girando intorno alla lunga tavola, coperta di giornali spiegati, di bozze di stampa e di fogli di «originale», che stava in mezzo alla sala. Vicino a questa tavola, con una mano appoggiata sull'orlo di essa, stava in piedi l'amministratore, un grande uomo biondo, non più giovane, il quale osservava il redattore coi suoi occhi allegri e chiari, mentre un sorriso si disegnava sul suo grosso faccione. L'impaginatore, uomo angoloso, dalla faccia gialla e dal petto concavo, vestito di una specie di zimarra bruna, sporchissima e troppo lunga per la sua statura, si stringava paurosamente contro la parete. Alzava le sopraciglia e spalancava gli occhi verso la soffitta, come se volesse ricordarsi di qualche cosa o riflettere profondamente; poi, un momento dopo, sospirava malinconicamente ed abbassava il capo sul petto. Sotto la porta stava il fattorino della redazione, urtato ad ogni momento da individui dal volto accigliato e preoccupato, i quali entravano od uscivano. La voce del redattore-capo, irosa e chiara, risuonava con forza in mezzo a quell'ambiente, facendo fare una smorfia nervosa all'amministratore e trasalire di paura l'impaginatore.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906, pagine 99