Con un gesto conciliante, alzò la sua mano grassoccia e si diresse verso la porta che conduceva al suo ufficio. Ad un tratto, quella porta si aprì, e, sulla soglia, apparve Gvosdef. Costui teneva il suo berretto in mano e sorrideva, ma con un'aria amabile.
- Son tornato per dirvi, signor redattore, che se avete l'intenzione d'intentarmi un processo, vi prego di dirmelo subito, - giacchè, siccome me ne vado da qui, capite, non vorrei essere ricondotto dai carabinieri.
- Vattene di qui! urlò il redattore, quasi piangendo di rabbia, e si precipitò verso la parte più lontana della stanza.
- Allora... siamo pari e pace, disse Gvosdef, rimettendosi il berretto sulla testa. Poi si voltò tranquillamente verso l'uscio e sparve.
- Oh! che canaglia! mormorò Vassilli Ivanovitsc, guardando Gvosdef che se ne andava; e, senza affrettarsi, con un sorriso sulle labbra, incominciò ad infilarsi il soprabito.
II.
Un paio di giorni dopo la scena che abbiamo descritta, Gvosdef, vestito di un camiciotto bleu, stretto alla vita da un cinto di cuoio, colla testa coperta di un berretto bianco che gli cascava sulla nuca e con un grosso bastone nodoso in mano, se ne stava passeggiando lentamente sulla «Montagna». Così si chiamava un'altura che sormontava il fiume, al quale si poteva scendere per un leggero pendio. In tempi antichi, quella sponda era coperta di un bosco ceduo; ma poi era stato quasi tutto tagliato e non ne rimanevano che poche vecchie quercie e pochi faggi, piegati dal vento. Nuovi steli si avvolgevano intorno alle loro radici, cespugli circondavano i loro tronchi, e dovunque, in mezzo al verde, il pubblico, per passare, aveva formato sentieri che scendevano tutti verso il fiume.
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