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      .. Invece, in altri tempi, vivevamo senza l'ombra di un'idea triste... Tutto era gaio: eravamo veri uccelletti! Correvamo quā e lā, scalavamo le siepi per andare a cogliere le frutta degli altri... Vi ricordate di quel giorno in cui, nell'orto della Petrovna, in una nostra escursione, vi ho gettato un cetriuolo in faccia? Vi siete messo a gridare ed a piangere ed io son fuggito a gambe levate... Poi siete venuto con vostra madre a casa mia per lagnarvi a mio padre, e che mio padre mi ha frustato di santa ragione?.. E Miscka, oggigiorno Mihāil Jefimovitsc...
      Il redattore ascoltava e sorrideva senza volerlo. Avrebbe ben voluto restare serio e conservare la propria dignitā davanti a quell'uomo che si mostrava propenso alla familiaritā. Ma vi era qualche cosa di commovente in quei racconti dei giorni sereni dell'infanzia, e, nel modo in cui Gvosdef parlava, le intonazioni che potevano minacciare l'amor proprio di Dimitri Pāvlovitsc non suonavano ancora troppo penosamente offensive... E poi, si stava cosė bene in quel sito! Al di sopra di loro, la sabbia del viale superiore strideva sotto i passi della gente che vi passeggiava; talvolta si udiva una risata; le parole giungevano monche, ma il vento sospirava - e tutte le voci e tutti i rumori si fondevano nel melanconico mormorėo del fogliame. Ed allorchč quel mormorėo taceva, c'erano momenti di silenzio assoluto, come se, intorno ad essi, tutto il creato avesse teso un orecchio attento alle parole di Nicola Gvosdef, che continuava a narrare storielle della sua infanzia.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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