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- Mitri Pàvlovitsc! A che serve un punto di vista? Non è mica d'un punto di vista che l'uomo deve dar prova di simpatia pel suo simile, no! ma per impulso del cuore! Cosa significa un punto di vista? Io parlo dell'ingiustizia della vita. Si può forse illudermi con un punto di vista?... Mi sento oppresso nella vita - sono impedito nei miei movimenti... Perchè non sono un dotto? Ma se voialtri, dotti, ragionaste, non di punti di vista, ma di qualche altro modo, non dovreste dimenticarvi di me, frutto dello stesso vostro campo, ma trarmi a voi, in alto, fuori dall'ignoranza nella quale marcisco, e fuori dall'amarezza dei miei sentimenti. E con i vostri punti di vista, dite, non dovete farlo?
Gvosdef ammiccò coll'occhio, e, trionfante, guardò il suo interlocutore in faccia. Si sentiva ben disposto quella sera e dava sfogo a tutta la sua filosofia, frutto di lunghi anni di lavoro incoerente od improduttivo. Il redattore era confuso davanti a quell'attacco e si sforzava di determinare fra sè cosa fosse quell'uomo e che cosa si potesse opporre ai suoi discorsi. E Gvosdef, come ubbriacato dalle sue stesse parole, continuava:
- Siete uomini intelligenti e mi farete cento risposte, e tutto sarà: No, non dobbiamo! Ed io, invece, vi dico: Dovete!... Perchè? Perchè io e voi, siamo gente della stessa strada, della medesima provenienza... Voi non siete i veri signori della vita, non siete i nobili... Con costoro, il nostro conto è fatto subito: ci diranno: «Vattene al diavolo!» e ci andremo.
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