Qua e là, risuonava il ronzio acuto di qualche zanzara.
Dopo aver seguito per qualche tempo con gli occhi le ombre che si muovevano sul soffitto, Tihon Pavlovitsc li diresse verso l'angolo più importante della camera. Agitata dal vento, la piccola fiamma della lampada ammiccava dolcemente; a quello scherzo, la bruna faccia del Salvatore ora si rischiarava, ora si oscurava, e parve a Tihon Pavlovitsc che Egli pensasse a qualcosa di grande e di penoso. Sospirò e fece di nuovo il segno della croce con compunzione.
Un gallo cantò in qualche parte.
- Possibile che sia già mezzanotte? chiese a sè stesso Tihon Pavlovitsc.
Un altro gallo cantò, poi un terzo... e altri ancora. In ultimo, da qualche angolo dietro il muro, il Rosso gridò a squarciagola, il Nero gli rispose dal pollaio, e questo, messo sull'avviso, annunciò la mezzanotte a voce alta e provocante.
- Maledetti demoni! disse Tihon Pavlovitsc, dimenandosi tutto incollerito; non posso addormentarmi... Possiate crepare tutti!
Lanciata questa bestemmia, si sentì, quasi, più tranquillo: la maledetta, incomprensibile tristezza che si era impadronita di lui dopo il suo ultimo viaggio in città, l'opprimeva meno quando andava in collera; e quando usciva dalla grazia di Dio, spariva quasi completamente. Ma tutto, in quegli ultimi giorni, andava così bene, così quietamente in casa, che non c'era stato modo di andare in bestia per sfogarsi un po', non c'era stato alcun motivo per pigliarsela con qualcuno. Tutti facevano il loro dovere, avendo notato che «il padrone aveva la luna a rovescio.
| |
Tihon Pavlovitsc Salvatore Tihon Pavlovitsc Tihon Pavlovitsc Rosso Nero Tihon Pavlovitsc Dio
|