E le idee insolite, straordinarie, inquiete, le idee che mettono un freno al tran-tran usuale della vita, formicolavano sempre nella testa non abituata a ciò del mugnaio, apparivano l'una dopo l'altra e sparivano a vicenda, ma aumentando di volume e di peso, allo stesso modo di una leggera nuvoletta bianca apparsa nel più limpido cielo di estate e dileguata poi dai raggi del sole... a cui fanno seguito altre ed altre ancora fino a comporne una grossa nuvolaglia nera, minacciosa, invadente a poco a poco tutto il cielo. Una facoltà del tutto speciale, e sconosciuta fin'allora al mugnaio, si è sviluppata in lui da quei pensieri; una facoltà di osservar tutto e di ricordarsi, e di rispondere ad ogni quistione.
«Si ha forse bisogno di questo?»
Nessuno può sottrarsi all'assalto delle idee, che scombussolano la vita abituale; e l'implacabile domanda «Perchè?» può condurre tutti con la stessa facilità all'angoscia.
«Noi opprimiamo la nostra anima!» Il mugnaio si ricordava l'esclamazione dell'oratore, e le sue spalle si strinsero leggermente. Quell'uomo aveva gridato quelle parole con voce così penetrante, poi aveva sorriso con tanta tristezza! E Tihon Pàvlovitsc sentì la giustezza di quella frase.
- È proprio così, l'anima non vive. Sempre gli affari, scopo principale; e con ciò, non si ha tempo di pensare all'anima. Ed ecco che questa si ribella ad un tratto. Ha scelto un'ora vuota e si è fatta innanzi. Dove sono i tuoi affari? E perchè farne tanti, di questi, quando si deve morire lo stesso!
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Tihon Pàvlovitsc
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