E il peccato ricadrà su di te!
Il mugnaio sentiva un piacere matto a confondere il suo operaio.
- Ma, padrone, disse Kusma seccamente e seriamente, se vi si pensasse di più, si troverebbe che in qualsiasi modo si viva, c'è sempre peccato! Così, è peccato; e così è pure peccato... spiegò Kusma, facendo un gesto con la mano a destra ed a manca. - Se hai parlato, è peccato; non hai detto nulla? peccato; hai fatto qualcosa? peccato; non hai fatto niente, peccato. Si può forse sapere? Bisogna entrare per questo in convento? Non credo di averne alcuna voglia.
Vi fu un silenzio.
La frescura del mattino fece trasalire Kusma.
- Tu meni una vita molto allegra e molto leggera, ragazzo mio, sospirò Tihon Pavlovitsc.
- Non me ne lagno, rispose Kusma scuotendo le spalle.
- Una bella vita... sì! Ebbene, va, versa il grano.
- Quello del pop?
- Versa pure quello del pop. Verrò un po' più tardi. Come ragioni con semplicità!... Ed è vero!... tutto è peccato ... Ah! sì!... Gli è che tu, Kusma, sei leggero come una bolla di sapone!
- Una bolla di sapone? è forse vero; vada pure per la bolla di sapone...
Kusma guardò attentamente il principale.
- Ma certo! Il mio piccino ne fa; quando l'ha soffiata in fondo alla festuca di paglia, diventa grossa così - brilla di tutti i colori dell'arcobaleno e va, vola via e crepa.
Kusma sorrise.
- A che cosa mai mi paragonate!
- Ma è così. Tu vuoi lasciarmi?
- Sì, me ne andrò.
- Ma che necessità hai di andartene? Faresti meglio di rimanere. Aumenterò il tuo salario.
- No, non monta; mi annoio mortalmente qui, e me ne andrò ad ogni costo.
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