Ciò comincia a preoccuparmi...
- È appunto a causa di queste preoccupazioni che tu hai soffiato tutta la notte come una locomotiva? disse il mugnaio ridendo. E io che chiedevo a me stesso: «Per quale ragione Anna si è messa a fischiare così? Pare che sia preoccupata...»
- Tu hai voglia di dire... Dio sia lodato, ecco che sorridi! Sono parecchi giorni che non sorridevi più! Il riso ti ha abbandonato... E sei stato così cattivo in questo tempo!
- Io credo che il riso sparirà per sempre da una vita simile, disse Tihon Pàvlovitsc a mezza voce.
- Gli affari vanno forse male? chiese la moglie, inquieta.
- Non è di pane solamente... dice la Sacra Scrittura... Ed è precisamente quello che è avvenuto... Mi ha preso al cuore e mi rode... e roderà finchè non si darà spazio all'anima... Noi abbiamo ingombrato quest'anima di macerie, ed essa geme senz'aria.
- Bisogna dare qualcosa alla chiesa e tutto passerà, consigliò la moglie.
Il mugnaio taceva. Pensava a padre Alessio. Rapace assai, quel pop; quante volte aveva intralciato i suoi affari coi contadini del vicinato...
- Oppure prendere un orfanello...
Questo era meglio, forse dai Diabilscin, per esempio.
- Devo versarti dall'altro thè? Perchè hai già rovesciato il tuo bicchiere?
- Non ne voglio più.
Tihòn Pavlovitsc guardava il viso della moglie, che gli appariva così grassa, così insipida, così stupida, e pensava: «Cos'ha che sorride sempre?»
- Ad ogni modo, sarebbe stato meglio chiamare il medico. Vuoi che lo faccia venire?
- Va al diavolo tu e il medico! disse il mugnaio adirato.
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