La reputazione ne scapiterebbe.
Ma questo ragionamento non lo tranquillizzava per nulla. I suoi pensieri, affollantisi, gli pesavano sul petto.
- Andrò a Jamki, decise egli ad un tratto.- Marfa, di' a Jegor che attacchi il cavallo.
Kusma, grigio di polvere, stava sulla porta del mulino, e guardava, fischiettando, il cielo in cui una nuvoletta vaporosa si fondeva nei raggi del sole. Qualche cosa strideva e batteva dei grossi colpi. Più in là, si rovesciavano dal mulino i getti argentei dell'acqua in un fruscio continuo.
Tutta l'aria era piena di rumori pesanti, gementi, e pregna di un leggero velo di polvere.
- La correggia sta per rompersi da un momento all'altro, Tihon Pàvlovitsc, disse Kusma, sputando di lato.
- Chiedine una nuova a mia moglie... Il lavoro cammina? chiese Tihon Pavlovitsc all'operaio e subito notò che mai, prima d'allora, aveva parlato così gentilmente al suo operaio.
- Cammina, rispose Kusma, che osservava il padrone senza farne le viste.
- Ebbene, tanto meglio... Dunque, tu sei una bolla di sapone?
- Se ciò vi piace, vada pure per la bolla di sapone, acconsentì Kusma senza entusiasmo, e scosse le spalle.
- La tua vita è molto facile!... Sì...
- Perchè farsene una penosa?
- È giusto! approvò il mugnaio, e sospirò..
Non gli riusciva di afferrare con parole quel tal pensiero su cui voleva interrogare Kusma, e sentiva che a starsene così silenzioso e con la testa bassa innanzi a questi, - la sua dignità di padrone scapitava agli occhi del suo operaio.
- E, quando bisognerà.. morire?
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