... Ebbene... allora?
- Quando sarà venuto il momento, ci coricheremo.. e morremo, rispose Kusma, il quale osservava sempre più attentamente il padrone.
- Be.. ne! E tutti gli altri uomini?
- Quali altri uomini? Morranno pure, quando la loro ora sarà giunta.
- Sì! sospirò Tihon Pàvlovitsc. È giusto: tutti morranno... È triste per l'uomo...
Kusma muoveva lentamente i baffi; poi cacciò una mano nei capelli rossi, l'altra nella tasca del pantalone, e cambiando ad un tratto la posizione dei piedi, disse ridendo allegramente:
- Eh, padrone! Voi avreste dovuto andare in città e divertirvi a più non posso; ciò vi avrebbe fatto un gran bene. Si vede che avete l'anima pulita come la tasca di un cenciaiuolo. Non è così?
E toccata la spalla del padrone con una mano, Kusma scoppiò in una gran risata. Il gesto e la risata colpirono il mugnaio. Come se avesse perduto la coscienza della sua personalità, egli sorrideva scioccamente al suo operaio, pur sentendosi offeso fino alla sofferenza.
- Ah! Kusma, vediamo un pò.... Come puoi?... È vero che andrò a Jamki.. andrò dal maestro di scuola.. per parlare.
- Andateci allegramente! Duniascka Dikova vi parlerà in modo che tutte le vostre idee salteranno fuori come le pulci dal fuoco! disse Kusma a mo' di saluto.
*
* *
Alcuni minuti dopo, Lukitsc, il baio ben nutrito, correva a trotto uguale e cadenzato sopra un sentiero sinuoso e molle, fiancheggiato ai due lati da folte macchie di nocciuoli e viscioli. I rami flessibili toccavano la testa di Tihon Pàvlovitsc, si abbassavano come se cercassero di guardarlo negli occhi, e quando una foglia gli andava in bocca, il mugnaio stornava il capo, sputava e pensava sempre alla sua vita disorientata.
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Kusma Tihon Pàvlovitsc Kusma Jamki Dikova Kusma Lukitsc Tihon Pàvlovitsc
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