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      Sono venuto a trovarti; vuoi accogliermi in casa tua?
      - Entrate, ve ne prego, disse il maestro, e lasciò la finestra.
      L'accento asciutto del maestro ed il suo viso serio, magro e arcigno, scoraggiarono Tihòn Pavlovitsc, il quale sentì una stretta al cuore.
      Girò e rigirò attorno alla carretta, per attaccare le redini al sedile, prima di entrare in iscuola, e, passando innanzi alla finestra, vide che il maestro di scuola riponeva sullo scaffale un grosso libro e sorrideva in modo molto ironico.
      - Buon giorno di nuovo! disse il mugnaio con forzata tranquillità, porgendo la mano al maestro. - Auf, che caldo!
      Il maestro gli porse le dita ossute e fredde, e, con un moto speciale del capo verso il banco, disse brevemente:
      - Sedete...
      - Ora ci sederemo, acconsentì il mugnaio.
      E sedette sul banco, vicino alla finestra dove era prima seduto il maestro, il quale, con le mani dietro le spalle, e tossendo, andava ora su e giù per la stanza, con movimento sempre più accelerato.
      Silenzio. Tikon Pàvlovitsc, seduto al suo posto, si sfregava il ginocchio con la mano destra, si lisciava la barba con la sinistra con fare noncurante, e ispezionava attentamente il povero mobiglio della piccola stanza. Questa stanza aveva due porte, una conducente nell'anticamera, l'altra in iscuola, simile ad una tettoia. Il mobiglio della camera era composto di una tavola, due sedie, una branda, uno scaffale con dei libri, e un tronco d'albero, sul quale questo scaffale era appoggiato.
      Ecco che il maestro si è avvicinato allo scaffale e si pone ad ispezionare i libri, come se volesse assicurarsi che fossero gli stessi di poco prima dell'arrivo del visitatore.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





Tihòn Pavlovitsc Pàvlovitsc