- Che è questo «permettete»! Hai scritto su me, scrivi pure su loro. Se io ho agito con loro non secondo la coscienza, tu sai pure che anch'essi hanno agito similmente con me; e questo è accaduto sotto i tuoi occhi. E perchè taci? E dici che è per equità... Ah! questo poi!...
- Ebbene, e poi?
E ad un tratto, con una bizzarra contorsione di tutto il corpo, tossendo e affrettandosi, mangiando le parole, partì a gran carriera:
- Voi non capite... io non potevo.., cioè, io... Chi sa che diavolo sospettate! Quale animosità potevo avere verso di voi? Cioè, no... essa esiste! Esisterà sempre! gridò egli improvvisamente con voce acuta.
- Te lo dicevo, io! Lo vedi bene! E poi dici: per e-qui-tà! Come può essere per equità, quando sei mosso dalla collera? Va là, tu! Non ti rimane molto tempo da vivere e cerchi di turbare la pace degli altri! E mia figlia, leggendo i tuoi scarabocchi, ha avuto delle parole di rimprovero per me... Mia figlia... capisci? E questo, perchè?
- Scusate! gridò il maestro di scuola. Che m'importa di vostra figlia? Io non dico: ho dell'animosità contro di voi personalmente; ma dico: contro il gruppo, contro il partito.
- Non mi stare a dire dei paroloni! Non ne ho bisogno! Ti capisco lo stesso.
- No, io... Voi mi offendete coi vostri sospetti! Potete combattermi con fatti, provare che non ho capito la cosa in modo troppo esatto, che non ho ragione... Ma dire...
- Posso dirti tutto! dichiarò il mugnaio, battendosi il petto con la mano aperta e alzandosi dalla sedia con la coscienza della sua dignità. Io sono un personaggio importante in paese.
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