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      Mi si conosce e mi si rispetta a cento verste all'ingiro, e tu, tu vali diciotto rubli al mese...
      - Io non voglio...
      Il maestro battè il piede a terra, e si arrestò tutto tremante, soffocato dall'emozione e da un accesso di tosse.
      E mentre egli si contorceva, gemendo di dolore e di mancanza d'aria nei polmoni, Tihon Pàvlovitsc, dritto innanzi a lui nell'atteggiamento imponente del vincitore, la faccia rossa ed eccitata, gli andava dicendo a voce alta e distinta e con il convincimento di aver ragione:
      - Ehi, tu, uomo giusto! Smascheri gli altri, ed ecco che ti smascheri te pure! Ecco che ti riduci! Io sono venuto a te come ad un uomo saggio per una conversazione... per parlare a cuore aperto di quella.... perchè, e in qual modo... perchè la mia anima è turbata... E tu mi hai forse compreso? Hai scritto? Ebbene, e poi? Hai scritto? E chi mai l'ha letto? Il solo pop ha letto... io sono rimasto quale ero prima. Sì,... io sono venuto a te con l'anima e non con animosità, e tu, tu continui a gridare contro di me! Puoi forse gridare contro di me?... Riceve diciotto rubli al mese, vive separato dal mondo, come un orso, ed ecco che si occupa di equità, guardate un pò! Eh, eh! Addio, dico! Non mi offendo della tua impertinenza, ma ti compiango, sai... Ti compiango! Addio! La tua vita è assai trista e noi morremo tutti... Non bisogna dimenticarsene... sì!
      Finito il suo discorso, Tihon Pàvlovitsc si sentì così triste, da piangerne, quasi. Assalito da un accesso di tosse, il maestro stava sulla sedia, piegato in due, col capo molto chino in avanti e tremava in tutto il corpo.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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