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      Una delle sue mani premeva il petto, e l'altra faceva dei gesti convulsi in aria, desiderando evidentemente arrestare la tiritera del mugnaio.
      Vedendolo in quello stato, il mercante fu preso da pietà per lui, e nello stesso tempo desiderava dirgli qualcosa di così sensibile da mettere nel cuore del maestro quell'angoscia che sentiva nel suo. Ma non trovava le parole adeguate, nè v'era nulla di commovente nelle sue parole, benchè la sua voce fosse tremula e modulasse note basse e piagnucolose.
      Il mugnaio capiva benissimo che quanto era occorso tra lui ed il maestro era umiliante per entrambi, e desiderò terminare al più presto quella scena penosa.
      - Addio... non essere in collera con me... Quando ti troverai innanzi al Signore...
      E fatto un gesto con la mano, si calcò in testa il berretto e uscì precipitosamente.
      - No, scusate... - esclamò dietro di lui il maestro con voce rauca, eccitata.
      - Bene! bene! grugnì il mugnaio nella barba mentre staccava le redini.
      - Tornate... Noi dobbiamo...
      Il maestro si era affacciato alla finestra; col corpo a metà fuori di essa, si aggrappava con una mano alla persiana e gesticolava con l'altra.
      - Nessuno deve nulla... Noi tutti siamo uomini... mormorava Tihon Pàvlovitsc, poggiando il piede sulla predella della carretta.
      - Tornate! gridò il maestro in modo così strano, che Tihon Pàvlovitsc si voltò e lo guardò.
      Il suo volto era spaventevole, gli occhi torbidi, la fronte madida di sudore, e la gola si contraeva in modo spasmodico.
      Il mugnaio ne fu spaventato,


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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