- Eh... Verrò un'altra volta. È lo stesso.
E fatto un gesto disperato con la mano, sferzò vigorosamente Lukitsc, il quale trascinò via d'un tratto la carriola.
Il maestro di scuola gridava qualcosa alle sue spalle.
- Trotta! gridò Tihon Pàvlovitsc, frustando di nuovo il cavallo. E strinse pure fortemente i denti, per far tacere in lui quel sentimento amaro di cui era invaso.
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Uscito dal villaggio, egli si acquietò alquanto. Lukitsc sgambettava vivacemente sulla via sinuosa, in mezzo al deserto dorato delle messi mature. Una nuvola si ammassava sul davanti della via: alcune nubi grigio oscure, tutte sfioccate, si riunivano strisciando in una massa pesante, quasi nera, che s'innoltrava incontro al mugnaio, proiettano sulla terra un'ombra nera. Anche l'anima sua era di nuovo invasa da ombre. Tirò le redini, e senza pensarvi, voltò a sinistra, su una via più larga e meglio battuta. La nuvola minacciosa gli stava ora a destra; davanti, un isolotto boscoso si delineava in mezzo al mare giallo del grano, e qua e là, tra il deserto ondulato, inondato di luce abbagliante, strisce nere di terra arate, apparivano all'occhio, povere, melanconiche, in mezzo a quelle splendide messi. Emanava da quelle striscie qualcosa che rattristava l'animo del mugnaio come se ci fosse qualche affinità con esso. E le spighe, agitate dal vento, sussuravano dolcemente, rivolgendo il loro mormorio al cielo turchino, illimitato, che si stendeva sul suo capo. Lukitsc trottava avvicinandosi sempre più all'isolotto verdeggiante che si delineava più chiaramente sul fondo giallo smagliante delle messi e sul cielo turchino un pò affuscato.
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Lukitsc Tihon Pàvlovitsc
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