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      Il mugnaio, con le braccia allacciate dietro il dorso, andava pian pianino, portando seco i suoi semi-pensieri, le sue informi semi-sensazioni, che avvolgevano il suo cuore come in un'atmosfera di freddo e di nebbia.
      Una strana, scapigliata folata di note d'istrumenti a fiato, penetrò bruscamente e di botto in quel silenzio e si slanciò attraverso la città in un valzer rumoroso, frenetico, ma armonioso. Una di quelle note era così pesante, così stanca - uff! uff! - che non andava per nulla d'accordo con le altre e sospirava pesantemente, dominando tutte le altre...
      Pareva che qualcosa di grande e di massiccio tentasse con salti poderosi di fuggirsene via e non potesse.
      - E se vi entrassi? pensò il mugnaio, fermandosi innanzi ad una gran porta aperta, illuminata vivamente da due becchi di gas. Un viale di acacie si allungava dietro la porta. E prima ancora di aver deciso se entrerebbe oppure no nel giardino, Tihon Pàvlovitsc vi s'incamminava, guardando i lampioncini sospesi lungo il viale sopra fili di ferro, che dondolavano mossi dal vento e proiettavano della macchie multicolori sul terreno oscuro.
      Il viale voltò rapidamente a destra, e Tihon Pàvlovitsc scorse un impalcato, su cui suonava un'orchestra militare, diverse panche innanzi all'impalcato, con suvvi delle forme oscure. Non desiderò andarvi.
      Sedette sopra una panca posta lungo il viale.
      Gli alberi stormivano, e il cielo era percorso da lembi di nuvole.
      Una donna passò innanzi a Tihon Pàvlovitsc... Egli le guardò dietro con indifferenza; essa tornò indietro e passò di nuovo innanzi a lui.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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