Allora egli la mandò mentalmente al diavolo... Ad un tratto, essa si diresse verso di lui, gli sedette vicino e lo guardò in faccia. Egli intravvide degli occhi oscuri, interrogatori, delle tumide labbra rosse, ed un naso dritto, ben tagliato. Egli si scostò con aria sostenuta e disgustata, e si sentì ancora più annoiato.
- Ti annoi, eh! mercante? gli chiese la vicina.
- Sì... ì... rispose egli con voce strascicante; ma, poi, ad un tratto, risolutamente, disse con voce burbera:
- Fila... non val la pena di far dei discorsi... Non sono di quella tal specie...
- Un uomo austero, dunque!... Non temere, non ti toccherò... Siccome anch'io mi annoio, ti ho chiesto.... così...
E tacque per qualche tempo; egli aspettava che essa si alzasse e se ne andasse. Ma essa non se ne andava e restava vicino a lui, sbadigliando di quando in quando. Egli la sbirciò di lato e vide che era giovanissima e bella. Il silenzio durò a lungo. La musica cessò per ricominciare dopo poco, suonando ora qualcosa di meno chiassoso.
- Perchè te ne stai qui, se ti annoi? chiese Tihon Pàvlovitsc alla sua vicina, quasi senza accorgersene.
- E tu, dunque? gli rispose essa dolcemente, senza guardarlo.
- Ma io sono un viaggiatore... Dove vuoi che vada?
- Ma, va nella camera che hai occupato, venendo in città, oppure alla trattoria.
- Che idea! disse Tihon Pàvlovitsc. E, dopo un silenzio, aggiunse: Ma anche lì non si sta allegri quando si è soli.
- Trovati una compagnia...
- Posso io raccoglierla in istrada, questa compagnia?
- C'è sempre della compagnia in una trattoria.
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Tihon Pàvlovitsc Tihon Pàvlovitsc
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