- Dev'essere stato un gran dolore! esclamò Tihon Pàvlovitsc, facendo un lieve rumore con le labbra.
- Oh! sì.. ma è passato. E ciò che è passato, non esiste più. Ciò che è ributtante, è ciò che è, altrimenti me ne sarei infischiato del resto.
- E perchè?
- È semplicissimo; è impossibile vivere senza braccia. Non si ha neppure modo di ricevere l'elemosina: ecco quello che disgusta. Raccogliere coi denti? c'è di che romperseli.
- È giusto! disse Tihon Pavlovitsc ridendo.
Egli aveva qualcosa di sveglio, di vivace; qualcosa che rianimava, e i suoi occhi brillavano in modo così intelligente! Tihon Pàvlovitsc pensò che quel poveretto, benchè senza braccia, poteva essere, molto probabilmente, un brav'uomo ed un allegro compagno.
- Non c'è nulla di più giusto!..
Il monco annuì col capo e tossì con forza.
- E Annuscka, che fa che non viene? chiese il mugnaio.
Il monco rialzò vivamente la testa e fissò Tihon Pàvlovitsc con occhio indagatore. Parve a quest'ultimo che quello sguardo fosse strano, ostile, e stornò il capo, un pò confuso.
- Dove l'avete raccolta?... chiese il mutilato.
- Ma... ci siamo incontrati in giardino...
Il mugnaio credette bene allungare la sua risposta.
- Ah!
- Perchè mi chiedi questo?
- Così...
- È una bella creatura, disse Tihon Pàvlovitsc.
E sentiva che l'animosità del suo interlocutore verso di lui cresceva sempre più.
- Una mutilata anch'essa... fece l'altro seccamente.
- In qual modo?
- È senz'anima. Una machina ha tolto le braccia a me; la vita ha mutilato lei. La vita dei poveri è vita schifosa - attrofizza l'intelletto.
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