Annuscka si alzò prontamente dal divano e sedette sopra una sedia vicino al mugnaio; anche gli altri lasciarono la finestra e si avvicinarono.
- Per cominciare... beviamo, signori della compagnia! proclamò Tihon Pàvlovitsc.
E si compiacque di molto di aver detto queste parole in modo così fermo, così pacato e con tanta importanza.
Bevettero. Kostia servì il mutilato, seduto vicino a lui.
- Dunque, voi, disse Tihon Pàvlovitsc volgendosi al mutilato, voi che siete un uomo tale... Egli rimase indeciso, s'imbrogliò, e lanciò un'occhiata sulle spalle di un simile uomo. - Prenderete la direzione di tutto. Voglio che ci divertiamo, e ci divertiremo all'impazzata... Beviamo ancora un bicchierino per scuoterci.
- Sta bene, acconsentì il mutilato.
Via via beveva, i suoi occhi si dilatavano maggiormente, e qualche cosa gli gorgogliava nella gola.
- Beviamo e cantiamo in coro! Vi piace così? Sarà bello! Tu, Kostia, lancia la tua voce, piangi, prorompi; Annuscka darà l'intonazione, e voi, Marco Ivànitsc, sostenete con la fisarmonica.
Tutti si misero a parlare ad un tempo.
Il giovinetto in camiciotto sosteneva che il coro non si poteva fare: c'erano poche voci. Il musicante l'approvò, e con evidente desiderio di mostrare la sua competenza, si servì di diversi termini tecnici.
- Ciò non può andare, perchè non vi sono voci maggiori, cioè forti, e non vi saranno che delle grida. Un triù... può andare, cioè un canto a tre voci...
Annuscka, già un pò brilla ed eccitata, facea delle moine da gatta a Tihon Pàvlovitsc.
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