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      Questi si sforzava di mantenersi in sussiego, ma già sorrideva di un sorriso beato di desiderio e l'aveva pizzicata al fianco.
      Essa aveva gettato un gridolino acuto e gli aveva battuto sulle mani. A poco a poco, essi si erano appassionati, mentre attorno ad essi s'animava sempre più la discussione per sapere cosa si canterebbe, e come.
      Faccie diverse si facevano vedere ad ogni momento nel vano della porta, gettavano un'occhiata e sparivano per cedere il posto ad altre persone.
      - Ciò non va, Marco Ivànitsc! esclamò il mutilato con voce angosciata.
      - No, è proprio così! diceva il musicante con la sua voce stanca di basso rauco.
      Kostia non prendeva parte alla discussione.
      Buttato in un angolo del divano, col petto sollevato ad arco, aveva chiuso gli occhi ed era impallidito ad un tratto, non si sa per qual ragione.
      - Comincia, Kòtiuscka! gridò Tania con voce alta di contralto.
      E appoggiò i gomiti sulla tavola, sostenendo il viso con una mano. Il suo cavaliere le disse qualcosa nell'orecchio mentre ammiccava verso il mugnaio, il quale aveva circondato con un braccio la vita della sua vicina e le accostava alle labbra un bicchierino di liquore. Essa faceva delle moine e scostava la testa. Tania la guardò un momento coi suoi occhi turchini spenti, poi riprese la stessa posizione, dicendo al musicante:
      - Mi pare che ora basti!
      E il mutilato, chino su lui con tutto il corpo, e schizzando la saliva tra i denti, gridava con forte voce metallica:
      - No, non va ancora bene! Bisogna cominciare con la tristezza, per mettere l'anima a posto, obbligarla a udire.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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