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      - Avete cantato molto bene... disse dolcemente il musicante, avvicinandogli il bicchiere alle labbra.
      La folla si destò e un rumore caotico e delle conversazioni si animarono fra essa. Si udirono delle esclamazioni laudative e delle piccole bestemmie carezzevoli.
      - «Oh! destino mio, destino mio, dove sei tu?..» singhiozzò di nuovo ad un tratto la voce di tenore di Kostia.
      Egli cantava sempre con gli occhi chiusi, e, ipnotizzato dal proprio suo canto, non aveva probabilmente udito nulla; aveva fatto una pausa e ora.... si rimetteva a cantare.
      Echeggiò una risata grossolana. Quelli che stavano vicino alla porta, e Tania con essi, ridevano. Quell'entusiasmo di Kostia parve ridicolo, e la risata lo risvegliò. Spalancando gli occhi, così eccitato e nervoso com'era, guardò le faccie ridenti, si raggomitolò e impallidì; avresti detto si fosse spento ad un tratto, e tornò ad essere quel giovine magro e giallo che era quando entrò nella stanza.
      - Bevi, cavoluccio mio! diceva Tihon Pavlovitsc ad Annuscka; beviamo, divertiamoci. Voglio godermela! mi sarei annientato io stesso...
      Il musicante prese la fisarmonica fra le mani, pensò un poco, con la testa alta, poi si pose a suonare qualcosa di allegro.
      - Ecco che abbiamo svegliata l'anima del borghese, non ti pare? disse il monco spingendogli il piede sotto la tavola. Il musicante acconsentì con la testa. Tania sparì non si sa dove, e l'uomo dal camiciotto, addossato con le spalle alla porta, guardava il pubblico rumoroso. Intorno alla tavola di Tihon Pavlovitsc molti visi sfrontati si facevano vedere; e gente ignota si mise a bere la sua acquavite.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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