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      E dovuti all'iniziativa privata. È vero che male amministrati e mal distribuiti. (Questi elementi [sono] da studiare come nessi nazionali tra governanti e governati, come fattori di egemonia. Beneficenza elemento di «paternalismo»; servizi intellettuali elementi di egemonia, ossia di democrazia in senso moderno).
     
     
      [Le biblioteche popolari.] Ettore Fabietti, Il primo venticinquennio delle Biblioteche popolari milanesi, «Nuova Antologia», 1° ottobre 1928. Articolo molto utile per le informazioni che dà sull'origine e lo sviluppo di questa istituzione che è stata la piú cospicua iniziativa per la cultura popolare del tempo moderno. L'articolo è abbastanza serio, sebbene il Fabietti abbia dimostrato di non essere lui molto serio: bisognerà riconoscergli tuttavia molte benemerenze e una indiscutibile capacità organizzativa nel campo della cultura operaia in senso democratico. Il Fabietti mette in luce come gli operai fossero i migliori «clienti» delle biblioteche popolari: curavano i libri, non li smarrivano (a differenza delle altre categorie di lettori: studenti, impiegati, professionisti, donne di casa, benestanti (?), ecc.): le letture di «belletristica» rappresentavano una percentuale relativamente bassa, inferiore a quella di altri paesi: operai che proponevano di pagare la metà di libri costosi pur di poterli leggere: operai che davano oblazioni fino di cento lire alle biblioteche popolari; un operaio tintore che [è] divenuto «scrittore» e traduttore dal francese con le letture e gli studi fatti nelle biblioteche popolari ma che continua a rimanere operaio.


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Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura
di Antonio Gramsci
pagine 299

   





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