Questi elementi generici e vagabondi del «lorianismo» potrebbero servire per rendere piacevole l'argomento. Si potrebbe ricordare come caso limite e assurdo, perché già appartenente alla tecnica clinica-patologica, la candidatura del Lenzi al IV collegio di Torino nel 1914, con l'«aerocigno», il «filopresentaneismo» e la proposta di radere le montagne italiane, ingombranti, per trasportarne il materiale in Libia e fertilizzare cosí il deserto (mi pare però che anche il Kropotkin, nella Lotta per il pane, proponga di macinare i sassi per rendere piú ampia l'area coltivabile).
Il caso del Lumbroso è molto interessante, perché suo padre (Giacomo) era un erudito di gran marca; ma la metodologia dell'erudizione (e la serietà scientifica), a quanto pare non si trasmette per generazione e neppure per il contatto intellettuale il piú assiduo. C'è da domandarsi, nel caso Lumbroso, come i suoi due ponderosi volumi sulle Origini diplomatiche e politiche della guerra abbiano potuto essere accolti nella Collezione Gatti: la responsabilità del sistema è qui evidente. Cosí per Loria e la «Riforma Sociale», per L. Luzzatti e il «Corriere della Sera» (a proposito del Luzzatti è da ricordare il caso del «fioretto» di san Francesco, pubblicato come inedito dal «Corriere» - del 1913 mi pare, o prima - con un commento economico spassosissimo proprio del Luzzatti che aveva poco prima pubblicato un'edizione dei Fioretti nella Collezione Notari; il cosí detto inedito era una variante inviata al Luzzatti dal Sabatier). Del Luzzatti frasi famose, come «Lo sa il tonno» in un articolo del «Corriere», che è stata l'origine casuale del libro del Bacchelli.
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