E la trama si rinnova, diventa vita, diventa veritā; diventa anche semplice, mentre nella prima parte del romanzo primitivo era contorta e inefficace. Zio Simone smania perché vuole avere un erede, che giustifichi il tenace lavoro suo che ha accumulato una ricchezza: č vecchio, e incolpa la sterilitā della moglie, che non ha capito che Simone vuole un erede purchessia, vuole un bambino a tutti i costi, ed č disposto a fingere di essere egli il padre. Una sua nipote, che ha capito gli umori del vecchio, ed č stata resa madre da Liolā, propone a Simone di diventare egli il padre del nascituro, gli propone di farsi credere egli il padre, e il vecchio accetta. La moglie legittima viene percossa, viene umiliata, perché non ha fatto altrettanto. Per diventare la padrona, fa altrettanto. Zio Simone ha un figlio legale. Ma č Liolā che dā vita a queste nuove vite, e dā vita alla commedia; Liolā che ha sempre la gola piena di canti, che entra sempre nella scena accompagnato da un coro bacchico di donne, accompagnato dai suoi tre altri figlioletti naturali che sono come dei satiretti che ubbidiscono all'impulso della danza e del canto, che sono impastati di suono e di danza come le creature primitive dei drammi satireschi. Liolā voleva sposare Tuzza, la nipote di Simone, prima che fosse imbastito il trucco dell'erede, ora che l'erede legale c'č Tuzza vorrebbe essere sposata, ma Liolā non vuole, non vuole rinunziare ai suoi canti, alla danza dei suoi figlioli, alla vita dionisiaca del lavoro lieto: e il pugnale di Tuzza č stroncato dalle sue mani che perō non sanno l'odio e la vendetta.
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