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      Gina Dardel, la vergine guerriera, quando sta per spogliarsi del cumulo di astrazioni che ha impersonato, e diventare vita sensibile, rinunzia alla vita. Ha contribuito a fare andare un uomo, molti uomini verso la morte, ha inebriato di follia, č stata l'immagine necessaria ai cervelli per veder meglio, per la saldatura tra il reale e l'ideale: il ricordo la riprende, la incatena, ed essa se ne va verso il suo destino.
      La compagnia Tina Di Lorenzo ha dato una efficacissima interpretazione del dramma che pure non puņ, per la sua impostazione, dar luogo a un grande successo.
      (10 gennaio 1918).
      «Fum e fiame» di Leoni al Rossini. Lo spirochete pallido del pregiudizio di guerra, nel processo di infezione letteraria, č arrivato anche al teatro dialettale: Mario Leoni č stato il veicolo epidemico: i quattro atti di Fum e fiame sono le quattro vittime piś illustri del morbo. La guerra, come abbiamo piś volte visto, č diventata la macchina moralizzatrice, la panacea universale, il motivo comodo e redditizio per una nuova tradizione di «lieti fini».
      Prefatto della nuova commedia: Michele, pecora matta, nella famiglia rusticana di pare Lorens, e stato scacciato di casa, dopo aver reso infelice sua moglie Nina, ha vagabondato per molti anni all'estero, ha avuto una figliolina da un suo amore randagio.
      Intreccio: Guido, altro figlio di pare Lorens, giovane esonerato, si innamora della cognata, e le offre un prezioso ventaglio (il ricordo goldoniano non giova davvero al lavoro di Mario Leoni); Nina, che č donna di eletta morale, non accetta il regalo galeotto, e il ventaglio passa nei capaci cassettoni di mare Vittoria.


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Letteratura e vita nazionale
di Antonio Gramsci
pagine 573

   





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