(7 luglio 1920).
«Gli interessi creati» di Benavente al Balbo. Gli uomini sono dei fantocci che si muovono per il mondo e operano guidati dai fili degli interessi. Su questo comune spunto della filosofia popolare il Benavente ha intrecciato la sua commedia; le ha dato un colore di novità introducendo nella scena le maschere del teatro italiano, Pulcinella, Arlecchino, Balanzone, Colombina; gli uomini fantocci appaiono rappresentati da tipi di fantocci uomini creati dal teatro dell'arte. L'intrigo è anch'esso comune: come un furbo avventuriero riesca a combinare un matrimonio, determinando una serie di interessi costituiti intorno alla fortuna del suo amico-padrone. Ma il matrimonio è d'amore: esistono dunque altri fili, oltre agli interessi, che fanno muovere gli uomini e dànno loro una dignità. Tre atti lievi, graziosi, senza pretese, che furono accolti con favore dal non troppo numeroso pubblico.
(27 luglio 1920).
«Il fantoccio» di Cantoni-Gibertini al Balbo. Nell'ascoltare la commedia Il fantoccio di Osvaldo Cantoni-Gibertini, si pone irresistibilmente questo problema, che nasce dall'intimità piú preziosa della commedia stessa. Poiché il protagonista, signor Mario Stella, è un superuomo, che soffre della malattia propria dei superuomini, il discentramento scheletrico tra l'io-superuomo e l'io-fantoccio di legno, e poiché Osvaldo Cantoni-Gibertini, se può rappresentare nella pienezza della sua superumanità un superuomo, è da supporsi partecipi della sublimazione geniale e soffra quindi anch'egli di discentramento tra i due «io» – quale dei due «io» di Osvaldo Cantoni-Gibertini ha trovato la sua espressione in questa commedia?
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