L'«io» di legno non stagionato, che a primavera urge l'involucro umano, o l'«io» superuomo? Il problema, che irresistibilmente si č imposto, si č, per questa sua irresistibilitą, risolto automaticamente; la commedia č espressione di legnositą non maturata piś di quanto sia espressione di genialitą superumana; Osvaldo Cantoni-Gibertini č un genio foderato di una pesantissima cappa da filisteo. Egli ha ridotto in cifra matematica il giudizio del buon senso comune che in ogni uomo c'č un fantoccio; ha materializzato la metafora, ha costituito intorno a essa un intrigo qualsiasi e ha affogato in una nube di trivialitą bambagiosa il qualche tratto originale che era risultato casualmente dal giuoco della macchina inventata. Manca al Cantoni-Gibertini proprio quel gusto letterario che č indispensabile per nascondere l'automatismo legnoso sotto l'apparenza umana; il gusto della semplicitą e della misura; gli manca specialmente l'equilibrio dell'inventore che non balla la danza indiana intorno al suo ordigno, gridando: come č bello! come č bello! quale grande inventore di ordigni io sono! Il Cantoni-Gibertini insomma ha messo troppo del suo io-fantoccio nella commedia e pochina pochina della sua umanitą; ha elaborato un «penso», non ha scritto un'opera letteraria.
(4 agosto 1920).
«Colline, filosofo» di Veneziani al Carignano. Carlo Veneziani ha rimesso in iscena i personaggi della Bohźme. La gaiezza del Mürger si č invenezianizzata in farsaioleria, la vena di malinconia e di sentimento č divenuta fiume lutulento di mutria e di sentimentalismo.
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