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      1.
     
      Gentilissima signora,
      prima di tutto, voglio domandarle scusa per i disturbi e i fastidi che le ho arrecato, i quali non entravano, in verità, nell'accordo di inquilinato. Sto abbastanza bene e sono calmo e tranquillo.
      Le sarò grato se vorrà preparare un po' di biancheria e consegnarla a una brava donna, di nome Marietta Bucciarelli, se verrà a domandarla per me: non posso mandarle l'indirizzo della donna perché l'ho dimenticato.
      Vorrei avere questi libri:
      1° la Grammatica tedesca che era nello scaffale accanto all'ingresso;
      2° il Breviario di linguistica di Bertoni e Bartoli che era nell'armadio di fronte al letto;
      3° gratissimo le sarei se mi inviasse una Divina Commedia di pochi soldi, perché il mio testo lo avevo imprestato.
      Se i libri sono rilegati, occorre strappare il cartone, badando che i fogli non si stacchino.
      Vorrei avere notizie del bambino che era ammalato di scarlattina. Forse Marietta saprà qualche cosa.
      Se la mia permanenza in questo soggiorno durasse a lungo, credo ella debba ritenere libera la stanza e disporne.
      I libri può incassarli e gettar via i giornali quotidiani.
      Le rinnovo le mie scuse, cara signora e tutto il mio rincrescimento, tanto piú grande quanto piú è stata grande la loro gentilezza.
      Saluti al sig. Giorgio e alla signorina; coi piú sentiti ossequiAntonio Gramsci
     
      2.
     
      Roma, 20 novembre 1926
      Mia carissima Julca,
      ricordi una delle tue ultime lettere? (Era almeno l'ultima lettera che io ho ricevuto e letto). Mi scrivevi che noi due siamo ancora abbastanza giovani per poter sperare di vedere insieme crescere i nostri bambini.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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