Qui ad Ustica, un amico abruzzese, il Ventura, che dorme nella stessa mia camera, per molte notti si risvegliava continuamente in preda ad incubi selvaggi che lo facevano urlare e sussultare in modo impressionante. Io non ho avuto nessun malessere, eccetto quello di dormir poco, cosa non nuova e che, d'altronde, non poteva avere le conseguenze di prima, data l'inerzia forzata in cui ero ridotto: e tuttavia il mio viaggio è stato il piú disagiato e tormentato, perché il mare tempestoso ha impedito per tre volte di compiere il viaggio fino ad Ustica. Sono diventato molto fiero di questa virtú di resistenza fisica che non supponevo di avere; perciò te ne ho parlato: è anch'essa un valore, nella mia attuale situazione, e non dei piú spregevoli.
Ti scriverò molto a lungo e ti descriverò minutamente tutta la mia vita. Anche tu mi scriverai o mi farai scrivere da Genia o dalla mamma, sulla vita dei bambini e vostra; tu devi essere molto occupata e affaticata. Sento che voi tutti siete molto vicini. Ti abbraccio teneramente.
Antonio
15.
15. I. 1927
Carissima Tania,
l'ultima lettera da te inviatami ha la data del 4 gennaio. Mi hai lasciato 11 giorni senza tue notizie. Nelle condizioni in cui mi trovo, ciò mi preoccupa molto. Credo sia possibile mettere d'accordo le esigenze reciproche, con lo impegno da parte tua di inviarmi almeno una cartolina ogni tre giorni. Io ho già incominciato a seguire questo sistema. Quando non ho argomento per una lettera, e per me ciò è il caso piú comune, ti invierò almeno una cartolina, in modo da non tralasciare nessuna corsa postale: la vita trascorre qui monotona, uniforme, senza sbalzi.
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