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      Era cambiato completamente da Napoli: davvero che mi richiamò Farinata: la faccia dura, angolosa, gli occhi pungenti e freddi, il petto in fuori, tutto il corpo teso come una molla pronta allo scatto: mi strinse la mano due o tre volte e sparí, inghiottito dalla casa di pena.
      Basta: vedete, ho chiacchierato come una donnicciola. Sappiate per ora che sto bene, che non ho bisogno di nulla, che sono tranquillo e che attendo notizie vostre e dei bambini. Delio si ricorda di me qualche volta? Dovete mandarmi la fotografia di Giuliano. Abbraccio tutti teneramente.
      Antonio
     
      18.
     
      19. II. 1927
     
      Carissima Tania,
      da un mese e dieci giorni non ricevo tue notizie e non so darmene spiegazioni. Come già ti ho scritto una settimana fa, al momento della mia partenza da Ustica, il vaporetto non aveva approdato da quasi dieci giorni: col vaporetto che mi trasportò a Palermo avrebbero dovuto giungere a Ustica almeno un paio di tue lettere che avrebbero dovuto essermi ritrasmesse a Milano; invece nella corrispondenza che ho qui ricevuto di ritorno dall'isola, non ho trovato niente di tuo. Carissima, se ciò dipende da te e non già (come è possibile e probabile) da qualche intralcio amministrativo, devi evitare di farmi stare in ansia così a lungo: isolato come sono, ogni novità e ogni interruzione di normalità portano a pensieri assillanti e penosi. Le tue ultime lettere, ricevute a Ustica, erano veramente un po' preoccupanti; cosa sono queste preoccupazioni sulla mia salute, che giungono fino a farti star male fisicamente?


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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