A un certo momento, il brigadiere, che aveva viaggiato nel secondo cellulare, passò in quello dove mi trovavo io e attaccò discorso. Era un tipo straordinariamente interessante e bizzarro, pieno di «bisogni metafisici», come direbbe Schopenhauer, ma che riusciva a soddisfarli nel modo piú bislacco e disordinato che si possa immaginare. Mi disse che si era immaginato sempre la mia persona come «ciclopica» e che era molto disilluso da questo punto di vista. Leggeva allora un libro di M. Mariani, l'Equilibrio degli egoismi, e aveva appena finito di leggere un libro di un certo Paolo Gilles, di confutazione al marxismo. Io mi guardai bene dal dirgli che il Gilles era un anarchico francese senza nessuna qualifica scientifica o d'altro: mi piaceva sentirlo parlare con grande entusiasmo di tante idee e nozioni disparate e sconnesse, come può parlarne un autodidatta intelligente ma senza disciplina e metodo. A un certo punto cominciò a chiamarmi «maestro». Mi sono divertito un mondo, come puoi immaginare. E cosí ho fatto l'esperienza della mia «fama». Che te ne pare?
Ho quasi finito la carta. Volevo minutamente descriverti la mia vita qui. Lo farò schematicamente. Mi levo al mattino alle sei e mezza, mezz'ora prima della sveglia. Mi faccio un caffè caldissimo (qui a Milano è permesso il combustibile «Meta», molto comodo e utile): faccio la pulizia della cella e la toilette. Alle 7½ ricevo ½ litro di latte ancora caldo che bevo immediatamente. Alle 8 vado all'aria, cioè alla passeggiata, che dura due ore.
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