Mi sono divertito molto con Delio nell'agosto scorso: siamo stati insieme una settimana al Trafoi, nell'Alto Adige, in una casetta di contadini tedeschi. Delio compiva proprio allora due anni, ma era già molto sviluppato intellettualmente. Cantava con molto vigore una canzone: «Abbasso i frati, abbasso i preti», poi cantava in italiano: «Il sole mio sta in fronte a te» e una canzoncina francese, dove c'entrava un mulino. Era diventato appassionato per la ricerca delle fragole nei boschi e voleva andar sempre dietro agli animali. Il suo amore per gli animali veniva sfruttato in due modi: per la musica, in quanto si ingegnava a riprodurre sul pianoforte la gamma musicale secondo le voci degli animali, dall'orso baritonale all'acuto del pulcino e per il disegno. Ogni giorno, quando andavo da lui, a Roma, bisognava ripetere tutta la serie: primo bisognava mettere l'orologio a muro sul tavolo e fargli fare tutti i movimenti possibili; poi bisognava scrivere una lettera alla nonna materna con la figura degli animali che lo avevano colpito nella giornata; poi si andava al piano e si faceva la sua musica animalesca, poi si giocava in vario modo.
Cara Teresina, hai osservato nella tua lettera che la prima mia lettera mandatavi da Roma, era piena di sconforto. Non credo di essere mai stato sconfortato come tu credi. Quella lettera la scrissi veramente in un brutto momento, relativamente; il giorno prima mi era stata comunicata la misura dei cinque anni di confino di polizia e mi era stato detto che tra pochi giorni sarei partito per il Giúbaland, in Somalia.
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