Due giorni a Sulmona. Una notte a Castellamare A., nella caserma dei carabinieri. Ancora: due giorni con circa 60 detenuti. Vengono organizzati dei trattenimenti di occasione in mio onore; i romani improvvisano una bellissima accademia di recitazione, Pascarella e bozzetti popolari della malavita romana. Pugliesi, calabresi e siciliani svolgono un'accademia di scherma del coltello secondo le regole dei 4 stati della malavita meridionale (lo Stato Siciliano, lo Stato Calabrese, lo Stato Pugliese, lo Stato Napoletano): Siciliani contro Pugliesi, Pugliesi contro Calabresi. Non si fa la gara tra Siciliani e Calabresi, perché tra i due Stati gli odii sono fortissimi e anche l'accademia diventa seria e cruenta. I Pugliesi sono i maestri di tutti: accoltellatori insuperabili, con una tecnica piena di segreti e micidialissima, sviluppata secondo e per superare tutte le altre tecniche. Un vecchio pugliese, di 65 anni, molto riverito, ma senza dignità «statali», sconfigge tutti i campioni degli altri «stati»; poi, come clou, schermisce con un altro pugliese, giovane, di bellissimo corpo e di sorprendente agilità, alto dignitario e al quale tutti obbediscono e per ½ ora sviluppano tutta la tecnica normale di tutte le scherme conosciute. Scena veramente grandiosa e indimenticabile, per tutto, per gli attori e per gli spettatori: tutto un mondo sotterraneo, complicatissimo, con una vita propria di sentimenti, di punti di vista, di punto d'onore, con gerarchie ferree e formidabili, si rivelava per me.
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