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      Loria, il quale in una conversazione parlava in modo da dimostrare di credere che al tempo di Giulio Cesare esisteva Venezia e a Venezia si parlava come adesso («il dolce dialetto della Laguna» secondo la sua immaginifera improntitudine). Cara, cerco di scriverti il piú a lungo che posso, di cose che credo non faranno fermare la lettera: perciò ti devo infastidire con simili stupidaggini. Ti abbraccio forte forteAntonio
     
      32.
     
      23 maggio 1927
     
      Carissima mamma,
      da qualche tempo non ricevo tue lettere e notizie di casa. Ho scritto a Teresina, ma essa non mi ha risposto. Cosí in tutto questo tempo non mi avete mai scritto nulla su Grazietta e sulle sue condizioni di salute.
      Io sto abbastanza bene; la mia vita scorre sempre uguale. Leggo, mangio, dormo e cosí ogni giorno. Attendo sempre della corrispondenza, ma ne ricevo ben poca. Perché non mi fai scrivere almeno da Carlo? Possibile che i suoi affari lo assorbano tanto da impedirgli di scrivermi di tanto in tanto? Vorrei inoltre avere l'indirizzo preciso di Mario; dal 1921 non ho piú avuto rapporti con lui, ma ora ho saputo che si è occupato di me e perciò vorrei scrivergli per ringraziarlo. Scrivimi tutto ciò che lo riguarda, in modo che dalle mie lettere non appaia che io proprio non mi sono occupato di lui in tutti questi anni: quanti figli ha e come si chiamano? ecc. ecc.
      Abbraccia tutti di casa e tira delicatamente le orecchie a Carlo e a Teresina. Un abbraccio affettuoso a teNino
     
      33.
     
      23 maggio 1927
     
      Carissima Tania,
      ho ricevuto la settimana scorsa una tua cartolina e una tua lettera insieme alla lettera di Giulia.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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