Quelli che avevo ad Ustica li ho dovuti lasciare agli amici di colà, che si trovavano anche loro a mal partito.
Ti ho voluto scrivere tutto questo perché mi pare sia il mezzo migliore perché tanto tu quanto Giulia vi facciate un'idea almeno approssimativa della mia vita e del corso ordinario dei miei pensieri. D'altronde non dovete pensare che sia completamente solo e isolato; ogni giorno, in un modo o nell'altro, c'è qualche movimento. Al mattino c'è il passeggio; quando mi capita una buona posizione di cortiletto, osservo le facce di quelli che vanno e vengono ad occupare gli altri cortiletti. Poi vendono i giornali permessi a tutti i detenuti. Al ritorno in cella, mi portano i giornali politici di cui mi è concessa la lettura; poi c'è la spesa, poi portano la spesa fatta il giorno prima, poi portano la colazione ecc. ecc. Insomma si vedono continuamente delle faccie nuove, ognuna delle quali nasconde una personalità da indovinare. D'altronde, potrei, rinunziando alla lettura dei giornali politici, stare in compagnia di altri detenuti per 4 o 5 ore al giorno. Ci ho pensato un po', ma poi mi sono deciso a star solo mantenendo la lettura dei giornali; una compagnia occasionale mi divertirebbe per qualche giorno, forse per qualche settimana, ma poi, con ogni probabilità, non riuscirebbe a sostituire la lettura dei giornali. Cosa ve ne pare? O forse la compagnia, in sé e per sé, vi pare un elemento psicologico da apprezzare di piú? Tania, come medichessa, devi darmi tu un consiglio proprio tecnico, poiché è possibile che io non sia in grado di giudicare con la oggettività che forse sarebbe necessaria.
| |
Ustica Giulia
|