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      D'altronde sono stato anche felice per qualche tempo; ho due bellissimi bambini che certamente vengono allevati e crescono come piace a me e che diventeranno due uomini energici e forti. Dunque sono tranquillo e calmo e non ho proprio bisogno né di compassione né di conforto. E anche fisicamente sto abbastanza bene. In questi sei mesi ne ho viste e ne ho passate di tutti i colori e ho scoperto che anche fisicamente sono molto, molto piú forte di quanto io stesso pensassi. Sono sicuro di poter resistere anche in avvenire e sono sicurissimo perciò di riabbracciarti e di vederti contenta.
      Di tanto in tanto ho nostalgia di Giulia e dei nostri figli e so che stanno bene. Sono certo che i bambini sono allevati anche con troppe comodità e cure: la mamma, i nonni, le zie, si priverebbero del pane per non far mancare loro i biscotti e i bei vestitini. Di Nannaro non sono riuscito a saper niente di preciso, mai: sapevo solo che viveva a Parigi, che lavorava, ma non di piú. Nannaro è molto matto e strano e credo che proprio lui non abbia voluto farmi sapere nulla di sé, perché forse pensava che io fossi molto in collera con lui perché aveva riscosso il mio stipendio per 5 o 6 mesi senza farmene sapere nulla, mentre io ero ammalato in un sanatorio. Penso cosí io, almeno; e perciò credo che sia pazzo. Io sapevo in che stato era, come era stato ferito per causa mia e non avrei neanche pensato a rimproverarlo o a domandargli un soldo.
      Cara mamma, sta forte e tranquilla e non essere troppo feroce con gli abbasantesi.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Giulia Nannaro Parigi