È morto lentamente, cioè ha avuto un colpo improvviso, di sera, mentre era accovacciato sotto il tavolino, ha strillato proprio come un bambino, ma è morto solo il giorno dopo: era paralizzato dal lato destro e si trascinava penosamente per mangiare e bere, poi di colpo morí. L'attuale passero invece è di una domesticità nauseante; vuole essere imboccato, quantunque mangi da sé benissimo; viene sulla scarpa e si mette nella piega dei calzoni: se avesse le ali intiere volerebbe sul ginocchio; si vede che vuol farlo perché si allunga, freme, poi va sulla scarpa. Penso che morirà anch'esso, perché ha l'abitudine di mangiare le capocchie bruciate dei fiammiferi oltre al fatto che il mangiare sempre pane mollo deve procurare a questi uccellini dei disturbi mortali. Per adesso è abbastanza sano, ma non è vivace; non corre, sta sempre vicino e si è già involontariamente preso alcune pedate. Ed ecco la storia dei miei passerini.
Scriverai tu a Giulia anche per me, è vero? Ho pensato di scriverle direttamente; che te ne pare. Sarebbe lo stesso, ma come fare a scrivere ogni settimana a te e a Giulia separatamente? Tutta la mia corrispondenza sarebbe impegnata; d'altronde io voglio scrivere a te ogni settimana. Cara Tania, ti voglio tanto bene e ti abbraccioAntonio
41.
8 agosto 1927
Carissimo Berti,
ho ricevuto la tua del 15 luglio. Ti assicuro che il mio stato di salute non è peggiore di quello che era negli scorsi anni; credo anzi che sia un tantino migliorato. D'altronde non faccio nessun lavoro, perché non può chiamarsi lavoro il leggere puro e semplice.
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Giulia Giulia Tania Berti
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