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      Rassicurala in generale e scrivile che io non ho bisogno di consolazioni per essere tranquillo, ma sono tranquillissimo e serenissimo per conto mio. È questo un punto in cui non sono mai riuscito ad ottenere notevoli successi presso mia madre, che si fa un quadro terrificante e romanzesco della mia posizione di galeotto: pensa che io [sia] sempre cupo, in preda alla disperazione, ecc. ecc. Tu puoi scriverle che mi hai visto recentemente e che non sono per nulla disperato, avvilito, ecc. ma con spiccata tendenza a ridere e a scherzare. Forse ti crederà, mentre pensa che io le scriva in questo senso solo per consolarla.
      Carissima Tania, mi dispiace di darti ancora questa incombenza epistolografica. D'altronde questa lettera avevo deciso di scriverla a te e non voglio venir meno al sistema prestabilito. Spero di vederti ancora prima di partire.
      Ti abbraccio teneramente.
      Antonio
     
      101.
     
      Caserta, 10 luglio 1928
     
      Carissima Tania,
      ho fatto il viaggio Roma-Caserta in condizioni molto migliori di quanto avessi creduto. Sono stato trattato molto bene e ho potuto respirare a mio agio. A Caserta mi sono fatto visitare dal medico, che mi ha rassicurato a proposito dei dolori alla vita. Non si tratta, a quanto pare, di una infiammazione al fegato, ma solo di un erpete, che ha prodotto una infiammazione temporanea e di poca conseguenza, sebbene dolorosissima. Ho tutta la vita irritata e piena di gonfiori; io non me ne sono accorto che in viaggio di questa irritazione esterna! Ho incominciato a fare delle spalmature con una pomata; spero che mi gioverà. I dolori continuano e non mi lasciano riposare, ma il medico mi ha detto che fra qualche giorno tutto sarà passato.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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