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      Questo in linea di fatto. In linea di principio poi: non bisogna mai domandare piú di una cosa, se non si vuole passare per scocciatori professionali, e non essere presi sul serio per nulla. Ora è in corso la pratica per lo scrivere. Questa pratica basta.
      Tatiana mi ha disilluso; credevo fosse piú sobria nell'immaginazione e piú pratica. Vedo invece che si fa dei romanzi, come quello che sia possibile che la reclusione venga trasformata, per ragioni di salute, in confino: possibile in via ordinaria, già si intende, cioè in virtù delle leggi e regolamenti scritti. Ciò sarebbe possibile solo per via di una misura personale di grazia, che sarebbe concessa, già s'intende, solo dietro domanda motivata per cambiamento di opinioni e riconoscimento ecc. ecc. Tatiana non pensa a tutto ciò: è di una ingenuità candida che mi spaventa qualche volta, perché io non ho nessuna intenzione né di inginocchiarmi dinanzi a chicchessia, né di mutare di una linea la mia condotta. Io sono abbastanza stoico per prospettarmi con la massima tranquillità tutte le conseguenze delle premesse suddette. Lo sapevo da un pezzo cosa poteva succedermi. La realtà mi ha confermato nella mia risoluzione, nonché scuotermi per nulla. Dato tutto ciò, occorre che Tatiana sappia che di simili romanzi non bisogna neanche parlare, perché il solo parlarne può far pensare che si tratti di approcci che io posso aver suggerito. Questa sola idea mi irrita. Fa il piacere di scrivere tu queste cose a Tatiana, perché se le scrivo io, temo di trascendere e di offendere la sua sensibilità. - Scrivile inoltre che a Milano io ho lasciato le pantofole invernali e le sopracalze: davvero mi servirebbero, perché incomincia a far freddo.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Tatiana Tatiana Milano