- Il fatto che mi ha irritato fino alla frenesia (proprio fino alla frenesia) è la pratica che hai fatto con l'avv. Niccolai a proposito del Consiglio di revisione. Perché non domandarmi prima qualcosa? Sappi intanto che tutta la briga che ti sei data sarà completamente inutile, perché io personalmente non inoltrerò nessun ricorso e se l'avvocato mi scriverà, probabilmente non gli risponderò neppure. Il ricorso è stato fatto, legalmente, ai termini di legge, poiché la legge lo consentiva, nel giugno 1928. L'avv. Niccolai è stato incaricato di patrocinarlo e si è impegnato a farlo. Quello che è stato fatto è sufficiente, data l'importanza della quistione, che si riduce, in realtà, al puro esercizio di un diritto formale, senza altra conseguenza prevedibile che non sia già contenuta nell'esercizio stesso di questo diritto formale, cioè di una pura protesta. Ogni tua ingerenza non fa che gettare un'ombra di equivoco su questa mia e degli altri, ma specialmente mia, posizione cristallina. Perché non vuoi capire che tu sei incapace, radicalmente incapace, di tener conto del mio onore e della mia dignità in queste quistioni, perché non puoi capirne nulla di nulla? Bada che non voglio offenderti, in nessun modo, e non voglio neanche mettere in dubbio la tua sensibilità in tali quistioni, quando si presentano nella forma comune dei rapporti normali tra uomo e uomo: voglio solo constatare la obbiettiva impossibilità per te, estranea, a rivivere l'atmosfera di ferro e di fuoco attraverso la quale sono passato io negli anni scorsi.
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Consiglio
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