Io ho molta tenerezza per te e vorrei vederti sempre forte e sana; anche questo mi dà amarezza, il saperti qui a Turi, cosí, malaticcia, debole, solo per darmi un po' di conforto e rompere il mio isolamento. Basta. Questa lettera doveva essere per mia madre. Ti prego di scriverle tu, perché non si allarmi non ricevendo mie notizie.
Cara, ti abbraccio.
Antonio
142.
27 gennaio 1930
Carissima Tania,
ho ricevuto le tue lettere e le tue cartoline. Ma non sono ancora riuscito a farmi un'idea delle tue condizioni di salute; mi dai cosí poche notizie di te! Perciò non sono contento e neppure tranquillo.
Ho letto e riletto la tua lunga lettera. Volevo persuadermi di aver torto. Ma non ci sono riuscito. Ci ho messo tutta la buona volontà. Del resto non fa nulla. Queste quistione le avevo esaminate da tanto tempo, riesaminate, analizzate, pesate, ripesate, pensato alle possibili conseguenze di ogni mio atteggiamento e di ogni mia parola; se mi sono deciso a scrivere è perché ho pensato che non farlo sarebbe stato ancora peggio. Tu credi che io sia stato troppo duro: è possibile. Bisogna vedere se ciò non sia necessario; qualche volta una buona strappata è proprio ciò che ci vuole per ridare energia a chi ha perduto o sta per perdere la volontà. Del resto io non sono stato duro a disegno, per fini pedagogici. Adesso ci rifletto su e ne cavo anche questa conseguenza. E poiché è questa l'ultima volta in cui voglio trattenermi su questo argomento, permetti che ti faccia osservare che anche tu sei stata molto ingiusta con me.
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Turi Tania
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