Hai posto la quistione in un modo veramente crudele e ingiustificato con me. Io non pensavo neppure a fare un qualsiasi paragone tra il dolore di chi è posto in graticola e il dolore dei parenti che sono costretti a guardarlo mentre si contorce. Ma posta la quistione e fatto il paragone, mi pare inumano sostenere che è maggiore il dolore dei parenti ed è spiegabile che essi, assorti in questo dolore, non pensino a dare qualche goccia d'acqua al graticolato. Questo, cara Tatiana, è puro estetismo morale e credo che solo la fretta di scrivere, ti abbia fatto uscire dalla penna una tale enormità. Come l'altra che io ho maggiori conforti di Giulia, perché mi scrive mia madre, o mio fratello o tu. Non credere che io mi sia offeso o addolorato per queste enormità. E non credere neanche che io drammatizzi le cose. Non le drammatizzavo neanche prima. Io ho un'ampia riserva di forze morali autonome, indipendenti dall'ambiente esterno; ma può essere Giulia per me «ambiente esterno»? Non si tratta dunque del fatto che io abbia bisogno di conforti, consolazioni ecc.; tutto ciò mi farebbe un effetto orripilante. È proprio il contrario che io vorrei: poter dare un po' di forza a Giulia, che deve lottare contro tante difficoltà ed ha avuto tutti i pesi schiaccianti della nostra unione. Ma sono stato sempre piú posto nella condizione di non saper nulla, di essere completamente isolato dalla sua vita; perciò ho paura per me, di diventare sempre piú distaccato dal suo mondo, e di non comprenderne piú nulla, di non sentirne piú nulla.
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Tatiana Giulia Giulia Giulia
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