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      Ti manderò questi elementi, con la sentenza stessa, e tu li sottoporrai a un avvocato che abbia un po' di buona volontà perché giudichi e nel caso stenda il ricorso nei termini di legge. Io non volevo avere nessun rapporto con l'avvocato Niccolai, perciò mi sono alquanto arrabbiato quando Tatiana, senza avvertirmi preventivamente, si rivolse a lui. L'avvocato Niccolai, dopo la sentenza, come fanno tutti gli avvocati, ci consigliò, insidiosamente, di ricorrere e Terracini si rivolse alla Cassazione, in assenza di ogni altra istanza indicata allora dalla legge del novembre 1926, che dava facoltà di ricorso ma non diceva a chi bisognava ricorrere: dunque Niccolai avrebbe dovuto mettersi in rapporto col Terracini che era il suo cliente e questo era il suo dovere. Io non avevo che farci e non potevo entrare in rapporto con lui. Ma egli, che era cosí persuaso della giustificabilità del ricorso nel 1928, non lo era piú nel 1929, quando l'istanza era stata costituita e il ricorso diventava effettivamente possibile. Poi ci sono altre ragioni che non starò a dire.
      Non potendo sapere nulla di ciò che gli altri coaccusati abbiano potuto decidere, ora mi ritengo sciolto da ogni subordinazione alle loro precedenti iniziative e perciò desidero studiare la sentenza e vedere se è legittima la pratica di revisione. In generale io ritengo che, nella mia situazione, ogni ricorso alla legalità sia opportuno e doveroso, senza farmi delle illusioni, ma per avere la coscienza di aver fatto, da parte mia, tutto ciò che mi era legalmente possibile per dimostrare di essere stato colpito senza base legale.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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