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      Ti sarei grato se mi manderai una lista completa dei libri che ti ho spedito fuori: nel ricostruirla per conto mio ne ho dimenticato qualcuno, perché il conto non mi torna. Vorrei averla perché poi non mi capiti di cercarli inutilmente in mezzo agli altri.
      Il Diavolo a Pontelungo è abbastanza «storico» nel senso che realmente accaduti sono l'esperimento della Baronata e l'episodio di Bologna del 1874. Come in tutti i romanzi storici di questo mondo, la cornice generale è storica, non i singoli personaggi e i singoli avvenimenti, uno per uno. Ciò che rende interessante questo romanzo, a parte le notevoli qualità artistiche, è la quasi assenza di acredine settaria dell'autore. Nella letteratura italiana, a parte il romanzo storico del Manzoni, c'è una tradizione essenzialmente settaria in questa specie di produzione, che risale al periodo tra il '48 e il '60; da una parte sta il capostipite Guerrazzi, dall'altra il gesuita padre Bresciani. Per il Bresciani tutti i patriotti erano canaglie, vigliacchi, assassini, ecc., mentre i difensori del trono e dell'altare, come allora si diceva, erano tutti angeletti scesi in terra a miracol mostrare. Per il Guerrazzi, si capisce, le parti si invertivano; i papalini erano tutti sacchi di nerissimo carbone, mentre i sostenitori dell'unità e indipendenza nazionali erano tutti purissimi eroi da leggenda. La tradizione si è conservata fino a pochissimo tempo fa, nelle due schiere tradizionali, per la letteratura d'appendice pubblicata a dispense; nella letteratura cosí detta artistica e colta, la parte gesuitica ha avuto il monopolio.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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